Di sostenibilità ed economia circolare nel settore moda ti ho già parlato nel primo articolo di questo blog. Ecco perché oggi voglio parlarti dell’upcycling e spiegarti la differenza fra questo e il semplice riciclo.
Upcycling che cos’è
Il termine Upcycling indica l’utilizzo di materiali di scarto, destinati a diventare rifiuti, per creare nuovi oggetti di valore superiore rispetto all’originale.
Si tratta di un processo che può essere adottato in diversi campi: dall’edilizia all’arredamento, passando per i giocattoli, ma io qui, essendo una consulente d’immagine, intendo parlarti di upcycling relativamente al settore della moda.
Negli ultimi anni la grande distribuzione ha messo in difficoltà interi sistemi di produzione con conseguenti eccessi di stock e prodotti invenduti che hanno a loro volta portato alla nascita di realtà come outlet e siti e-commerce finalizzati al loro smaltimento.
Questi, se da un lato hanno aiutato a fare ‘cassetto’, dall’altro hanno impattato negativamente ambientale e sul posizionamento e il prestigio di alcuni brand, basti pensare a Hermes che ha preferito bruciare pile di borse piuttosto che vederle esposte in siti web (un vero peccato, mi viene da dire)!
In questo contesto, si inserisce, complice anche la pandemia, la diffusione dell’upcycling, un fenomeno fortemente legato al concetto di moda sostenibile e circolare.
Upcycling non è il semplice riciclo
Il concetto di upcycling, nella moda, viene spesso tradotto in riciclo. In realtà, il termine inglese che sta a indicare l’ecosistema di un capo riciclato è recycling.
La differenza è sostanziale. L’upcycling fa rivivere il capo senza snaturarne le fibre, il recycling riporta l’indumento allo stato iniziale del suo ciclo di vita, consiste cioè nel sottoporlo ad un nuovo processo di lavorazione che permette di separarne le materie prime che lo compongono e di riutilizzarle per creare nuovi capi di abbigliamento.
Lo stesso vale per i termini riuso o riutilizzo. Nessuno dei due, rende la vera idea dell’upcycling, che trova nella creatività la sua caratteristica essenziale, caratteristica che lo differenzia dal second-hand e dall’usato che implicano invece la vendita o il riuso di vestiti ai quali non è stata apportata alcuna modifica e quindi alcun valore aggiuntivo.
In altre parole, l’obiettivo dell’upcycling è quello di dare una nuova vita al capo in questione e di allungarne la durata, anche a costo di reinventare e stravolgere completamente il capo stesso.
Upcycling pre-consumer e post-consumer
I capi ottenuti attraverso un processo di upcycling, possono avere come punto di partenza sia vestiti già realizzati e idonei a essere indossati, pre-consumer, che tessuti grezzi mai stati assemblati, post-consumer.
Sono diversi, i designer e gli stilisti che stanno realizzando intere collezioni sfruttando questo processo, alcune delle quali diventate famose e anche molto costose!
Questo forse ti stupisce un pò, ma è bene che tu sappia, che i vestiti e gli accessori realizzati con gli scarti dei tessuti o diversamente da abiti usati, non hanno meno valore. Spesso appartengono a linee più care, perché frutto del lavoro e della creatività dello stilista che nel fare ciò rispetta i principi dell’economia circolare.
L’upcycling di Yunike
Posto che da sola non puoi controllare l’operato dei grandi colossi dell’industria dell’abbigliamento e pretendere che ciascuno di essi adotti pratiche sostenibili, puoi pensare nel tuo piccolo di cominciare ad adottare abitudini che mirano a salvaguardare l’ambiente.
Prima di eliminare o scartare un vestito, chiediti se l’hai sfruttato bene o se potrebbe avere una seconda vita, mettendolo in vendita o banalmente modificandolo e adattandolo alle tue nuove esigenze.
Allo stesso modo al momento dell’acquisto di un abito nuovo chiediti se è bene entrare in un classico negozio o se effettivamente per il tipo di prodotto che cerchi è il caso di fermarti da Yunike, la tua boutique di usato di lusso e valutare qualche occasione interessante.
Contattami per saperne di più!